IL CONTE DEL NORD-OVEST
Il 6 giugno 1861 moriva Camillo Benso conte di Cavour, moriva dopo aver compiuto per i molti e per la storia dei vincitori il capolavoro dell’unità d’Italia.
Infatti, se digitiamo sul web il nome Cavour troviamo nella prima pagina la storiografia di Camillo Benso che dà solo lustro ed enfasi al mito italiano, insieme a Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Estrazione liberale persecutore della fede cristiana non è mai stato “italiano” nel suo significato vero ma solo per nascita, possiamo dire che fu francese per adozione tant’è che lui parlava e scriveva quasi sempre in francese ed inglese per ispirazione e convenienza in quanto sempre a contatto ed a servizio della massoneria. Molte fonti lo vogliono proprio come elemento di contatto fra la massoneria francese e quella inglese ma questo non è che ci importerebbe molto se non per il fatto che fu per e con l’aiuto della massoneria che il Conte riuscì ad annettere al Piemonte il Regno delle due Sicilie (oltre che Umbria e Marche). Regno delle due Sicilie che dal 17 marzo del 1861 diventò Sud prima non era un sud ma una nazione!
Tutt’oggi troviamo logge massoniche che portano il suo nome e sono regolarmente censite sul sito grandeoriente.it, logge fondate proprio in quel periodo.
La storiografia ufficiale ci presenta il Benso come stratega, e questo è vero, di sicuro all’epoca rispetto la classe politica dirigente era il miglior cervello a disposizione, come eroe del risorgimento italiano che unificò l’Italia da politico piemontese insieme ai Savoia e questo è molto discutibile!
Lui con i suoi “uomini ombra” (vari Curletti, La Farina, ecc.) non unifico l’Italia per spirito patriottico. ma combinò attraverso vari intrighi guerre di conquiste terriere di espansione del Regno sardo che possiamo circoscrivere al Piemonte. La guerra sul campo la fecero i francesi (o meglio la bella cugina e contessa, Virginia Oldoini Rapallini, moglie del conte di Castiglione e amante di molti vip del tempo. La donna che fece divertire il re dei francesi, meritandosi nel tempo l’appellativo di “Nicchia”) quando ci fu da “menare le mani” per annettere il nord, la massoneria quando ci fu da pagare i generali borbonici e scatenare false illusione per le varie rivolte popolari, per colonizzare il Sud. Per conquistare il Regno delle due Sicilie, stato libero ed indipendente da 700 anni, ci volle anche l’aiuto della mafia (nella sua forma primitiva, essa rappresentava la difesa del potere politico, terriero e baronato) ed i soldi e la logistica della massoneria inglese (oggi scopriamo anche statunitense). Per la conquista del SUD uso le orde barbariche dei “garibaldini” che tolti un centinaio di bonaccioni erano avanzi di galera e “vandali”. Dal libro di mons. Pietro Balan (1890), riportiamo : diremo che fra gli altri invasori del regno col Garibaldi erano, come ha notato il Duca Michele di Sangro, « sardi, polacchi, russi, dalmati, svizzeri, inglesi, francesi ed i loro capi chiamavansi Turr, Millbitz, Eber, Rustow, Duom , Deflotte, Tharrena, Csudafij, Ebherard, Pogam. » Era la massoneria europea al servizio del Piemonte nel Napoleteno, come negli Stati del Papa. Altro che popoli!
Diciamo che Inghilterra e Francia nel loro odio comunque non vedevano di buon occhio il regno borbonico cosi si trovarono nelle medesime idee di conquista, più gli inglesi ma sicuramente i francesi fecero poco per contrastarli. Solo grazie alla marina inglese (ed ai soldi della massoneria) Cavour riuscì a far compiere il giretto al fido (ed ufficialmente sconosciuto!) nizzardo. La cosa interessante che riuscì pure a fregarlo conquistando il suo odio quando vendette Nizza e la Savoia alla Francia!
Cosa fecero alle truppe d’invasione orchestrate dal “patriotico” Camillo quale governatore del Regno di Sardegna? Solo massacri ed omicidi di gente colpevole di coltivare terre (maggior parte della Chiesa) e differendo la loro patria. Per capire bene il ruolo di Cavour nel risorgimento dal punto di vista di noi meridionali, ex duosiciliani, basta legge il libro di Antoni Ciano “Cavorra”. C’è chi nega ancora l’evidenza ma gli archivi sono lì a testimoniare la vera storia.
La storiografia vuole che i miti del risorgimento restino tale anche se tutte le rivisitazioni storiche ed i continui approfondimenti di archivio ci mostrano ben altro. Cavour non conosceva l’Italia e non si degno mai di scendere sotto Firenze a prescindere se erano “piemontesi” o meno!
Si parla di Cavour come l’uomo che ha migliorato le finanze e le banche omettendo di dire quali. Quando si scrive o si parla dell’Italia di Cavour si dovrebbe precisare quale: ossia, il NORD-OVEST. Lo stato sardo (che poi la povera Sardegna fu spremuta come un limone!) era pieno dei suoi debiti di guerra e delle ruberie varie, che evidentemente con le tasse imposte non riusciva a ripagare! Però il buon Conte aveva capito dove erano i soldi e dove prenderli: al Banco di Napoli e di Sicilia!
Un libro pubblicato nel 1869 “STORIA DEI LADRI NEL REGNO D'ITALIA” da particolari ci come nel regno di Sardegna si faceva manbassa (cosa che poi si è trasferita nel parlamento italiano!). Da tale testo riportiamo:
Nel 1858 Alessandro Borella trovava in Piemonte un altro primato, e scriveva in Torino: Noi ci possiamo gloriare che il Piemonte abbia il primato nella parte tecnica e pratica dei FURTI (1). » E questo primato allora nessuno osava negarlo a 'Piemontesi . Si rubava certo in tutta l'Italia; in Roma ed in Napoli, in Firenze ed in Bologna, ma cosi liberamente, coraggiosamente, dottamente, italianissimamente come a piè delle Alpi non si rubava in nessunº altra contrada. E si continua: … perchè non si trovò il rimedio? Perchè mentre cercavasi, si spogliavano i gesuiti e se ne vendevano 11 all'incanto i beni; perchè si mettea la mano sulla mensa dell'Arcivescovo di Torino e dell'Arcivescovo di Sassari dopo d'averne esiliato le persone; perchè si sequestrava il patrimonio del Seminario Torinese e si cacciavano dalla propria casa i Padri Serviti, i Padri Certosini e le monache di Santa Croce. Quindi se Cavour era il tutto fare ed uomo di punta di sicuro non può essere discolpato! I debiti solo lì a testimoniare la “bella vita” del governo piemontese nel periodo pre-unitario.
L’annessione del Regno delle due Sicilie fruttò un bottino di guerra di circa 440 milioni di ducati d’oro, depositati nelle banche duosiciliane, oltre ad almeno la stessa cifra in moneta circolante nel Regno duosiciliano. L’unificazione voluta, non solo da Cavour, racimolo per il Nord quintali di oro e di argento (la moneta del Regno delle due Sicilie era a valore intrinseco e non carta di valore legale!) per l’invasore e diede al sud quintali di carta straccia! D’altro canto Camillo Benso aveva già depredato la Compagnia di San Paolo lasciandogli solo l’amministrazione delle sacramenti ed “espropriò” di tutti i soldini della più famosa ed antica opera religiosa si sostegno ai poveri (il Monte di Pietà viene fondato nel 1579 per prestare ai poveri somme di denaro garantite da oggetti dati in pegno; l’Ufficio Pio, costituto nel 1595, aiuta le persone in difficoltà di tutti gli strati sociali: nobili caduti in disgrazia, mercanti impoveriti, ragazze orfane, malati e mendicanti…dalle pagine web della fondazione) quindi cosa poca democratica e molto dittatoriale.
Ricordiamo che la politica di Cavour portò nel momento dell’annessione il Piemonte ad avere un debito pubblico di circa un miliardo e 150 milioni di lire. Dalla rivista Civiltà Cattolica – anno 1860 vol VII – possiamo estrapolare alcune cifre che dimostrano il “buon governo” cavuriano: In Piemonte si cambia spesso il Ministro delle Finanze, ma il modo di amministrarle è sempre lo stesso, e non si giunge mai all' ultimo di dell'anno senza un nuovo prestito. Amministrò coi prestiti il Conte di Cavour, il Ministro Lanza, il Ministro Cibrario, ed oggi continua ad amministrare coi prestiti il Ministro Vegezzi, il quale ne propose alle Camere uno di ben cencinquanta milioni. Nelle mie corrispondenze degli anni andati ebbi occasione di dipingere a' vostri lettori lo stato delle nostre finanze e il nostro progredire nei debiti dal 1848 fino ai 1858. Ma quindi innanzi lascerò da parte questo decennio per occuparmi dell'altro che incomincia col 1859. Solo vi basti sapere che sono ottocento milioni di debito che noi abbiam fatto in questi primi dieci anni. Il 21 Febbraio del 1859 abbiamo contratto un nuovo prestito di cinquanta milioni, svaniti. L'11 Ottobre dello stesso anno un nuovo prestito di cento milioni, svaporati. Il 25 Gennaio del 1860 un terzo prestito di cinquanta milioni, e valli a cercare! Poi un prestito modenese di otto milioni; poi un prestito parmigiano di sei milioni; poi un prestito italianissimo di cencinquantamilioni! Al’ 1 del 1859 il Piemonte pagava annualmente lire 33.500.000 per interessi del debito pubblico. Oggidì secondo il bilancio del 1860 deve pagare ogni anno per interessi lire 73.290.000 ! Che ve ne pare? Sommate con queste cifre l'enorme somma di lire 170.000.000 che paghiamo per l'esercito, e ne ricaverete che queste due sole cifre eccedono quasi le nostre rendite.
Continuiamo noi con il dire che se l’autore potesse sapere che ancora oggi nel nostro debito pubblico paghiamo i debiti del “patriottico” conte di Cavour si farebbe una bella risata!
Sulla storiografia di Camillo Benso non si descrive bene cosa sia la legge Siccardi, di come soppresse la Compagnia del Gesù, stabilita con una legge del 25 agosto del 1848, della crisi Calabiana, dal mettere in discussione lo stesso potere temporale. Se è pur vero che il conte predicava “libera chiesa in libero stato” perché espropriava sistematicamente i beni ecclesiastici e metteva in carcere vescovi e sacerdoti?
Dalla rivista Civiltà Cattolica – anno 1860 vol VII – possiamo estrapolare: Tenterò di darvi un elenco di quanto in questi ultimi tempi ebbe a patire il Clero in nome della libertà e dell'Italia. L'Arcivescovo di Pisa è arrestato e tradotto in Torino dai carabinieri dove trovasi prigioniero da oltre un mese. Il Vescovo di Faenza essendo malato , vien dichiarato prigione nella sua casa. Il Vicario Generale di Bologna, Monsignor Ratta è condannato a tre anni di carcere e L. 2000 di multa. Monsignor Ranza Vescovo di Piacenza è strascinato in Torino dalla forza pubblica, e v'è ancora oggidì prigioniero. Di ventotto canonici che conta il Capitolo della Chiesa cattedrale di Piacenza vent' uno sono costretti all' esilio senza processo e senza condanna . Il Vescovo di Parma dovette fuggire dalla sua Diocesi, e il suo stemma vescovile venne abbruciato sulla pubblica piazza. Il Cardinale Baluffi Vescovo d'Imola fu cacciato in prigione. In Chiavari il 18 di Maggio un Parroco fu im- prigionato per aver commentato sul pulpito una circolare del suo Vescovo. Il Vescovo di Carpi fu pure imprigionato con sei preti della sua Diocesi. Il Ministro dell'istruzione pubblica fa chiudere il seminario di Piacenza. Una circolare sotto la data del 15 di Maggio vien diretta contro molti insegnanti preti Piemontesi che non festeggiarono la libertà. Per lo stesso motivo il 16 di Maggio sei insegnanti preti di Faen- za e poi i professori dell' Università di Bologna e di Parma. Il Diritto denuncia il Parroco di Glielarga in Sardegna accusandolo d'aver fatto suonare a lutto nella festa dello Statuto. I Padri Camillini di Ferrara vengono accusati, imprigionati, dichiarati innocenti, ma tuttavia condannati all'esilio in Toscana. Le Dame del Sacro cuore sono costrette ad abbandonare prima Milano, poi Parma. Il 25 di Maggio perquisizione e imprigionamento di due Piemontesi Gesuiti che vivevano in Torino . Un giorno dopo perquisizione e imprigionamento di due altri Gesuiti che vivevano in Genova. Poi perquisizione a parecchi altri sacerdoti in Cuneo, senza nessun risultato. Il 26 di Maggio piena perquisizione nell'Oratorio di S. Francesco in Torino, diretto dall'ottimo sacerdote D. Bosco. Pochi giorni dopo una seconda perquisizione, ed esame di tutti i giovani che appartengono al detto Oratorio, e completo fiasco della polizia.. 214 CRONACA Contemporaneamente si fa una perquisizione a D. Cafasso, il quale poco dopo ne muore. D. Cafasso era il vero apostolo di Torino, l'educatore del giovine Clero, il consigliere dei sacerdoti e delle più ragguardevoli persone, l'Angiolo delle prigioni, il confortatore dei condannati al patibolo. Il 23 di Maggio a Mondovì è rivocato il sacerdote Manera professore sostituto nel collegio e reo di non aver cantato. Il 25 di Maggio fu arrestato un prete a Casalmaggiore; un altro prete venne arrestato in Modena per aver mancato di rispetto a un proclama di Garibaldi; in Ravenna si arrestò il parroco dei SS. Simone e Giuda . Il 27 Maggio arresto in Forli del P. Riginaldo Barbiani Domenicano per non aver cantato. Nella Diocesi di Lodi molti parrochi e sacerdoti ebbero guai ; e si voleva arrestare lo zelantissimo prevosto del Borgo di Casalpusterlengo ; ma intervennero i contadini e il prevosto si lasciò libero ne forte tumultus fieret in populo ; un prete fu destituito a Forlì per aver negato l'assoluzione ad un volontario; il Canonico Ortalda che appartiene al Capitolo della chiesa metropolitana di Torino sofferse egli pure prima una perquisizione, poi tre giorni d'arresto , e in ultimo fu riconosciuto innocente ; il 28 di Maggio nella Lunigiana furono incarcerati i rettori di Bibola e Posara ; un povero frate venne arrestato in Modena ; il 4 di Giugno quattro carabinieri condussero in prigione il Parroco di Cunardo ; altrettanto fecero a Genova con un Padre Cappuccino ; ecc. ecc. Mi manca la pazienza, non la materia per continuare.
Per non parlare dell’indifferenza del Conte alle razzie dei garibaldini nelle chiese del sud e nel sud in generale, anzi lo stesso disconosceva l’azione dei mille “…Torino nulla c’entrava con quello che stavano facendo quei filibustieri amici di Garibaldi”, statista ma bugiardo!
Infatti mentre se da una parte diceva io ed il governo non abbiamo nulla a che fare con il nizzardo, dall’altra parte scriveva al suo uomo La Farina il 19 Giugno 1860: Persano gli darà tutto quell'aiuto maggiore che egli potrà, senza però compromettere la nostra bandiera. Sarebbe un gran bene se Garibaldi passasse nelle Calabrie. Sto concertando un servizio di vapori diretto da Genova e Livorno per Palermo sotto bandiera francese. Forse sarà necessario dare un grosso sussidio alla Compagnia. Figurerà il Governo siciliano, ma all'uopo pagheremo noi.
All’Ammiraglio Persano (28 Luglio 1860)
Pregiatissimo signor Ammiraglio CAVOUR. Torino, 28 luglio 1860. Ho ricevuto le sue lettere del 23 e del 24 andante. Sono lieto della vittoria di Milazzo , che onora le armi italiane e contribuir deve a persuadere all'Europa che gli Italiani ormai sono decisi a sacrificare la vita per riconquistare patria e libertà . Io la prego di porgere le mie sincere e calde congratulazioni al Generale Garibaldi . Dopo si splendida vittoria , io non vedo come gli si potrebbe impedire di passare sul continente. Sarebbe stato meglio che i Napoletani compissero od almeno iniziassero l'opera rigeneratrice, ma poichè non vogliono o non possono muoversi , SI LASCI FARE A GARIBALDI . L'impresa non può - rimanere a metà . La bandiera nazionale inalberata in Sicilia deve risalire il Regno, estendersi lungo le coste dell'Adriatico finchè ricopra la regina di quel mare.
Insomma l’Italia nasce nel doppio giochismo e tuttora possiamo notare come si dice una cosa e se ne fa un’altra, la differenza che Cavour non fu eletto dagli italiani!
Forse il Conte avrebbe cambiato la storia del dopo unità, ci sono tracce di una sua perplessità del dopo 17 marzo. Soprattutto perché nel Sud iniziò subito una guerra civile contro l’occupazione, detta guerra contro il brigantaggio, in realtà i briganti erano partigiani che difendevano i loro diritti che furono da subito calpestati.
Purtroppo questo non lo sapremo mai, come non sapremo mai se la sua morte fu veramente naturale oppure no. Non sapremo mai, anche perché non farebbe bene al risorgimento italiano, cosi come è stato dipinto, sapere la verità e se fu una malattia improvvisa, il primo caso di malasanità o un gioco di potere! Ci sono molte tesi che vogliono un assassinio ci Cavour per scopi politici, lotta fra destra e sinistra, paure straniere insomma l’Italia nasce con le “zone grigie” e poi ha continuato con tante altre oscurità ed impunità di Stato.
Esiste in rete un volumetto “Cavour avvelenato da Napoleone III” che racconta il tutto come in un romanzo, di sicuro il Conte di Cavour non era in perfetta salute e di certo le sue condizione si aggravarono in pochi giorni. Non conviene a nessuno sapere il perché ed il percome mori Cavour, a noi interessa sapere che di certo ha creato danni al SUD diventato da allora una colonia.
E questo non lo diciamo per partito preso ma per i miliardi ed i milioni di lire ed euro che mancano all’appello, lo diciamo per la storia fatta di sistematica deindustrializzazione del sud o industrializzazione in partita di giro. Se egli ha fatto qualcosa di sicuro l’ha fatta per la sua terra che non era la nostra! Quindi quando si parla di padre d’Italia bisognerebbe spiegare di quale Italia si sta parlando!