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Mongiana 20180507
MONGIANA : Le miniere, il ferro e l'industria del Sud
 
Si è svolto il 19 e 20 maggio 2018 al MuFar (Museo fabbrica d’Armi Reali Ferriere Borboniche) di Mongiana (Vibo Valentia) per iniziativa del Comune, della Delegazione di Calabria del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, dell’Associazione Due Sicilie di Gioiosa Ionica e dell’Osservatorio delle Due Sicilie, con la collaborazione della Fondazione Il Giglio, il convegno dibattito per approfondire la storia dello stabilimento siderurgico di Mongiana e dell'industria calabrese nei primi anni del '900.
Al convegno sono intervenuti il Prof. Danilo Franco, studioso di archeologia industriale, della prof.ssa Carmela Maria Spadaro (Università Federico II), del Prof. Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico in video conferenza. Ha moderato l'incontro il Delegato del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio Aurelio Badolati con una breve introduzione, dove sottolinea che il convegno sarà il primo di una serie di Convegni annuali con l'obbiettivo di recupero la memoria industriale delle Calabrie e del Sud, per poi passare la parola al Sindaco di Mongiana per i dovuti convenevoli e la proiezione di un minivideo su Mongiana.
Convegno 185947Il primo intervento tenuto dal Prof. Danilo Franco, esperto in archeologia industriale, ci illustra come il primo triangolo industriale non fosse al nord, allora diviso in tanti staterelli, ma al SUD unico grande Regno con le sue miniere di ferro. Nel territorio calabrese, nel perimetro fra i comuni di Bivongi, Pazzano, Stilo, Fabrizia, Mongiana, Guardavalle,  era operante uno dei più importanti centri siderurgici dell’in­tera penisola Italiana. In esso, in varie epoche, furono attive: tre fabbriche d’armi, 29 ferriere e 4 fonderie. Nei “forni” di queste, veniva “trattata”, la limonite (minerale da cui si ricava il ferro),  estrat­ta dalle locali miniere, circa 35, ubicate nei monti Stella, Mammico­mito, Petracca e Consolino, che nella loro globalità rappresentavano il più grande bacino minerario del Mezzogiorno d’Italia. 
Pazzano, da sempre, viene citato solo come paese delle miniere, per la presenza nel suo territorio del vasto giacimento minerario.Da analisi più approfondite di documenti e dallo studio dell’evoluzione tecnica della siderurgia nella vallata dello Stilaro e delle Serra Calabre, si può affermare che Pazzano, a fianco delle sue miniere, “vantava” in passato anche la presenza di ferriere e forni fusori. E’ risaputo che agli albori della siderurgia era uso costruire i forni di fusione nelle immediate vicinanze delle miniere, ciò accadde anche a Pazzano sin dal periodo dei greci per protrarsi con una certa continuità sino al sec. XVIII. moto WA0016
Prima dell'intervento della Prof.ssa Spadaro entra in scena uno degli argomenti che successivamente sarà trattato dalla Professoressa, ossia il contributo della  associazione "Osservatorio due Sicilie" al convegno: la presenza in sala della moto OMC esemplare del 1932 prodotta dalle officine meccaniche calabresi e di proprietà del Sig Macri. Il nostro impegno logistico al convegno ha fatto si che i partecipanti abbiano potuto toccare con mano e vedere realmente il grado di tecnologia che il SUD aveva e poteva sviluppare se non fosse per una ostinata "azione occulta " dello stato "indifferente" già da allora nel connubio banche e politica.
 Il Sig. Macri ci illustra la vicenda della ricerca degli esemplari restanti di tali officine e come è riuscito a portare alla luce e conservare nel tempo l'ingegno dei calabresi fin dal 1925. Il modello in sala è OMC 175 Sport , facile osservare come il design era già all'avanguardia e solo il "dolo" ha fatto si che OMC non fosse stata oggi una Ducati o una Honda. Il modello è pienamente funzionantemoto WA0007
Successivo intervento è quello della Prof.ssa Spadaro che ci fa un'interessante cronistoria delle ferriere di Mongiana con la sua storia e dell'industria del Sud in particolare riportiamo l'aspetto a noi caro la volontà quasi sistematica di "azzoppare" l'industria e lo sviluppo del sud appena si presentavano situazioni che potessero fare decollare l'economia del terretorio.
La prima è la vicenda dell'industria meccanica OMC fondata dall'Ing. Bruzzese intornno agli anni 20 in quel di Gerace Marina, l’esperienza già acquisita dalle maestranze piemontesi, portarono subito ad un elevato livello qualitativo del prodotto, ad esempio, l’azienda poteva contare su un vasto campionario di oltre 700 articoli diversi per tipo e misura e, alla fine degli anni ’20, vinse l’appalto per la completa fornitura alla costruzione del celebre transatlantico Rex di bulloni, perni, rivetti e chiodi. Nel 1930 si contavano già 200 operari (tra i quali circa una 40 di donne!) già organizzati nella produzione con spazi prorpi e tute blu. In quel periodo l'Azienda viene dichiarata "azienda ausiliaria dello Stato". Nel 1931 insieme al il torinese Giovanni Ladetto immette sul mercato la prima motocicletta la OMC 175 di cui 12 esemplari sfilarono in testa al corte dei centuauri a Roma. Il successo porta l'ing. Bruzzese a lavorare sui nuovi motori da 250 e 500 cmc. Ebbe già stanziamenti per circa 20 m.li di lire per un progetto di "aereo a decollo verticale" e motore di aereo. Ma nel 1933 egli fu accusato di un ammanco alla Banca di Gerace di circa 6 m.li di lire egli fu arrestato insieme al ragioniere Brizzi, e la sua azienda dichiarata fallita poco dopo della stessa banca. Curatore fallimentare fu un ingegnere di Cauloni che insieme al presidente del tribunale dichiarò il fallimento della OMC anche se in suo favore ebbe industrie torinesi per ricompensare un eventuale debito. In questa vicenda vide anche sospetti del ruolo di un politico locale (senatore) e della massoneria.
Quattro anni dopo l’arresto, il Tribunale di Salerno riconobbe l’innocenza di Vincenzo Bruzzese, anche individuando i responsabili del fallimento della OMC tra i maggiori azionisti della banca fallita e addebitando loro la rifusione dei danni.

Pur tuttavia, l’azienda era ormai scomparsa e le lungaggini burocratiche, la perdita del prezioso archivio tecnico, seguite dalla seconda guerra mondiale, tolsero a Bruzzese ogni possibilità di ricominciare. Durante la sua carcerazione, egli aveva amaramente e profeticamente scritto nei suoi diari. Per chi vuole approfondire l'argomento può fare riferimento ai libri di Salvatore Futia.

L'altra vicenda messa in luce dalla Prof.ssa è quella della falegnameria F.lli Primerano. Nel 1950, grazie alla prontezza e alla vivacità d’ingegno cinque fratelli bovalinesi, Giuseppe, Roberto, Mario, Aurelio e Vittorio Primerano, incaricarono un giovane ingegnere di Cosenza, Salvatore Leone, di seguire un progetto per la costruzione di un moderno opificio sito in contrada Bricà, divennero pionieri dell’industrializzazione del paese. Completato nel 1953, lo stabilimento “F.lli Primerano SpA”, entrò in funzione l’anno stesso e occupava una superficie di oltre trentamila metri quadrati, di cui tredicimila coperti costituiti da tre capannoni in cemento armato con il tetto a volta. Lo stabilimento, per quei tempi, poteva considerarsi (e lo era!) un mastodonte dell’industria, un fiore all’occhiello per l’intera nazione. L’ingegnere incaricato dei lavori e della costruzione brevettò in quell’occasione il sistema di trave portante metallica “a volta” idonea a essere inglobata nel calcestruzzo.  Azienda con 600 operai che fu portata al falimento, oggi sede di Calabria Verde.

Oltre a queste, altre vicende, sono state elencate non per ultima , denuncia la Prof.ssa il ruolo dello stato nello scioglimento dei consigli comunali.

Su questo punto ci appare chiara un'altra strategia "dello stato centrale" che deve essere vista anche attraverso le critiche mosse da chi è in prima linea contro le mafie sciogliere i consigli comunali e lasciare al suo posto l'apparato amministrativo non è una soluzione non cambia nulla "perche non si mandano a casa i quadri del comune" . Si concorda!

La serata si conclude con un piccolo break musicale e la visione in videoconferenza dell'intervento del prof. De Cresenzo.

 

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