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GAETA: Città simbolo, ultima fortezza

Un assedio estenuante che inizierà sul fronte di terra il 5 novembre 1860 e durerà tre lunghissimi mesi, durante i quali le truppe piemontesi mettono in campo i moderni cannoni rigati “Cavalli” a lunga gittata contro le ormai inadeguate bocche da fuoco dei napoletani. Vengono sparate contro la piazzaforte circa 500 colpi di cannone al giorno per tutta la durata del conflitto, durante il quale il Re e la Regina Maria Sofia di Wittelsbach, sorella della principessa “Sissi” Elisabetta di Baviera, restano valorosamente sempre al fianco dei fedeli soldati, persino sul campo di battaglia tra le esplosioni dei colpi di cannone che piovono dal fronte piemontese di Castellone a Mola di Gaeta, l’attuale Formia. È proprio la regina ad avere un ruolo di grande spessore umano, ormai innamorata del suo popolo e del suo regno, che non intende cedere all’invasore.

Inizialmente, la presenza della flotta francese nel golfo impedisce a quella piemontese, rafforzata da unità napoletane i cui ufficiali sono passate al nemico, di cannoneggiare la costa. Ma, a Gennaio, Cavour, da Torino, convince Napoleone III a desistere dal “proteggere” i napoletani e da quel momento i bombardamenti si fanno insistenti. gaeta f1

Il 13 novembre 1860 l’esercito sabaudo (18.000 uomini e 246 cannoni) cominciò a bombardare la fortezza di Gaeta, dove si erano rifugiati il re Francesco II e la regina Maria Sofia. La città era difesa da altrettanti soldati, con 300 cannoni, e riceveva rifornimenti  dal mare, presidiato da navi francesi (fino a che Napoleone III non si accordò con Cavour per ritirarle). La capitolazione avvenne dopo tre mesi, e ai sovrani fu concesso l’esilio nello Stato Pontificio: l’assedio era costato 367 caduti ai piemontesi e migliaia ai napoletani, decimati anche dal tifo. I bombardamenti erano continuati perfino mentre si firmava la resa. Poi, i vincitori dettero inizio alle fucilazioni dei “ribelli”. 

La capitolazione dei napoletani è inevitabile e l’11 febbraio Francesco II decide di interrompere la carneficina. La resa viene sancita con una firma il 13 Febbraio, che però non basta ad arrestare la sete di trionfo di Cialdini. Mentre i borbonici si apprestano a porre fine alla resistenza e a deporre le armi, salta in aria la polveriera della Batteria “Transilvania”, dove cade l’ultimo difensore di Gaeta, Carlo Giordano, un giovane di sedici anni fuggito dalla Scuola Militare della Nunziatella per difendere la sua Patria. È l’ultima vittima in ordine di tempo dei circa 2700 fedeli caduti a Gaeta, che non avranno mai degna sepoltura. E poi circa 4000 feriti e 1500 dispersi.

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Campani, siciliani, calabresi, lucani, pugliesi e abruzzesi, falcidiati dai bombardamenti e dal tifo petecchiale, in condizioni di vita rese impossibili anche da un inverno che è tra i più freddi di quel secolo. Eppure resistono fino allo spietato colpo di grazia di un generale considerato oggi uno dei padri della patria e che avrà dal Nuovo Re d’Italia Vittorio Emanuele II la nomina a Duca di Gaeta, città da lui rasa al suolo, e la medaglia al valore militare per i successivi eccidi di interi paesi del meridione.

Un libro che ci racconta molto bene i fatti dell'assedio è quello di Gigi di Fiore "Ultimi giorni di Gaeta", storia di un assedio assurdo come la guerra che fu condotta contro il Regno duosiciliano. Oltre alla mera cronologia di guerra possiamo scoprire, capire e riflettere come ci fu un proprio disprezzo per le persone abitanti in Gaeta, di come i vari Cialdini, Cavour, Vittorio Emanuele II abbiano sulla coscienza molte persone che nulla stavano facendo se non difendere la loro terra, di come non era una battaglia ma il volere annientare un popolo, una cultura, una intelligenza che in quel momento sovrastava quella piemontese.

E' sempre interessante ed emozionante partecipare alle celebrazioni che si tengono a Gaeta in prossimità del 13 Febbraio (sabato e domenica nella settimana che include il 13) con la seduta del parlamentino delle due Sicilie sono si programmano le iniziative. Il sabato sera è destinato al convegno di approfondimento e con show finale.

E’ in stesura e proposta al Parlamento l’istituzione del “giorno della memoria” , ossia il 13 Febbraio, per i caduti della guerra che porto all’unificazione d’Italia, dei caduti di Gaeta come quelli della fortezza di Messina o Civitella del Tronto.